Il Viaggio del Centauro – Comunicare con il corpo

Poche idee chiare dovrebbero essere alla base di un addestramento e dovrebbero rimanere costanti come assiomi. Il sistema degli “aiuti” in equitazione è stato sviluppato durante molti secoli, in periodi nei quali era necessario ottenere dal cavallo risposte immediate e prevedibili, in ogni situazione anche cambiando cavaliere. Il sistema doveva poi essere facile da imparare (anche per l’uomo…) e possibilmente rapido da applicare.

A chi piace ricordare Caprilli possiamo dire che con gli aiuti indichiamo al cavallo cosa fare lasciando poi a lui il compito di eseguirlo.

Il sistema si fonda interamente su una modalità di addestramento che si chiama Condizionamento Operante e in particolare sul Rinforzo Negativo: riprendere la posizione di passività al momento dell’ottenimento della risposta.

Nelle elementari del cavallo, le reazioni da ottenere saranno: stare fermo, fermarsi se cammina, spostare l’anteriore a destra, spostare l’anteriore a sinistra, avanzare, spostare il posteriore a destra, spostare il posteriore a sinistra.

Jack ha già imparato, da terra, ad eseguire questi difficilissimi compiti, ma abbiamo usato la capezza, la postura, a volte prolungamenti del corpo (stick, frustini).

Dobbiamo qui aggiungere alcune regole: a ogni richiesta (aiuto) deve corrispondere una sola risposta valida, si deve (all’inizio almeno) fare una richiesta alla volta.

Da terra abbiamo usato una leggera pressione sulla lunghina per chiedere l’alt o la riduzione della velocità. Che aiuto useremo per chiedere di partire dall’alt? Che aiuto useremo per spostare il posteriore di lato? Come faremo a impiegare l’imboccatura?

Ebbene dovremo ripetere il procedimento da zero visto che usiamo “aiuti” quindi “segnali” diversi. Ricordiamo che per Jack una pressione sul naso non è automaticamente uguale a una pressione sulle barre, una pressione dei polpacci non è automaticamente uguale al comando “vai avanti”. Entrambe vanno insegnate da zero, come comandi nuovi a esercizi già imparati. Ci vorrà meno tempo se abbiamo convinto Jack che sappiamo essere metodici, prevedibili e ripetitivi….

Le nostre richieste saranno sempre “aiuti” quindi dovranno essere leggere, fastidiose ma non dolorose, applicate con il guanto di velluto ma … ferme perché Jack potrebbe voler giocare con noi come faceva con Jimmy: alla guerra. 

In ogni cambiamento poi è insito un certo livello di ansia, il cavallo sente un nuovo contatto, ha imparato che ogni contatto è una richiesta quindi si agita un poco e produce dei comportamenti, spesso casuali, per eliminare il disturbo. Ha imparato che c’è un linguaggio ma non sa ancora cosa significano tutte le parole.

A volte, se Jack non trova la risposta giusta, se noi non siamo chiari, se non siamo svelti a smettere o semplicemente perché ha altro a cui pensare in quel momento ( hei, mi ha chiamato Jimmy) allora il selvatico prende il comando del suo corpo e si scatenano nell’ordine: allontanamento, se non possibile fuga, se non possibile combattimento, se non possibile… pazienza mangiami.

Se siamo in sella cercherà di allontanarci, di fuggire, di combattere oppure se disperato sopporterà la richiesta senza dare alcuna risposta e si chiuderà in sé stesso.

Il più importante aiuto quindi, secondo me, è evitare che l’ansia sia talmente alta da far perdere a Jack il controllo del suo corpo, installare molto serenamente e chiaramente il comando “fermarsi” perché se le gambe stanno ferme si calma anche la mente e può cercare una risposta.

Nel tempo questi semplici comandi diventeranno transizioni, figure, movimenti laterali, piaffe, passage e piroette.

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