Il concetto di relatività in gara

Ogni concorso dove riesco ad essere presente mi porta a riflettere ulteriormente sui meccanismi e le
dinamiche che si sviluppano durante la gara. Quest’ultimo CDN di Tortona mi ha offerto molti spunti. Uno di questi è stato la relatività della percentuale, del risultato, del piazzamento.

Tutti quando andiamo in gara vogliamo vincere… bello stare sul podio, fare il giro d’onore, ricevere i complimenti, tornare a casa con coppe e coccarde. Sentite già come entrare in questo stato d’animo procura felicità, adrenalina, soddisfazione? C’è un MA però… Tutto questo è meraviglioso ed è lo scopo dell’agonismo ma prima di arrivare a questo c’è da definire insieme all’istruttore l’obiettivo della gara in modo che sia realistico e realizzabile, caratteristiche che appartengono all’obiettivo efficace. I fattori che influenzano questo momento sono molti e devono essere individuati con precisione in modo da non creare aspettative e conseguente frustrazione.

Il cavaliere allievo/amatore ha sempre alte aspettative che spesso non combaciano con la realtà dovuta , ripeto, ad un insieme complesso di variabili. La gioia di gareggiare e di fare risultati talvolta offusca una lucida analisi della situazioni. Senza entrare nei casi specifici ritengo che questa chiarezza di intenti sia fondamentale per risparmiare frustrazione ad allievo e istruttore.

Spesso l’allievo si paragona inconsapevolmente al professionista e questo è il primo punto da scardinare. Dicesi professionista chi svolge una attività come lavoro e quindi ha competenze ed esperienza che un allievo non può avere. Quindi i suoi risultati in gara e relative percentuali saranno diversi. E’ giusto avere dei modelli che siano fonte di ispirazione ma tali devono rimanere. Se avviene una identificazione inevitabilmente ci sarà frustrazione.

Le gare devono essere un momento di verifica e di crescita per il binomio, ovvero per cavallo e cavaliere. E’ importante quindi che ci sia un miglioramento continuo e costruttivo che si può ottenere solo avendo chiaro l’obiettivo. L’esperienza deve risultare serena per i due componenti del binomio. Questo è il punto di partenza. Le categorie devono essere scelte in base al reale momento di training dell’allievo e del cavallo e non alla sua volontà di scalare più velocemente possibile la vetta.
Fare del proprio meglio, superare i propri limiti, migliorare di volta in volta, imparare dagli errori, cadere e
rialzarsi sono i pilastri di un sano agonismo. I campioni tanto ammirati sono passati da queste fasi e sono
tali perché hanno saputo superare le frustrazioni analizzando lucidamente le situazioni, con
consapevolezza. Quest’ultima parola è il fulcro di tutto.

Essere consapevoli dei fattori che determineranno il risultato: esperienza di cavallo e cavaliere, età di entrambi, punti di forza e punti meno forti, programma di training dell’istruttore. Comunicare prima dell’evento in maniera chiara è la miglior strategia per non incorrere in frustrazioni e per poter brindare invece all’appagamento che deriva dal sapere di avere centrato l’obiettivo che istruttore e allievo , i due alleati, si erano prefissati prima dell’evento.

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