Candida Ravano: una vita tra cavalli, tradizione e il prestigio delle selle Childeric

Quella di Candida è una vita dedicata ai cavalli, cresciuta in una famiglia che ha fatto dell’equitazione una tradizione, e un impegno professionale che unisce esperienza, competenza e attenzione per ogni dettaglio. Figlia d’arte, con una madre come Vicky Prandoni, nota istruttrice di dressage, e un padre, Giuseppe Ravano, campione olimpico, Candida ha fatto della sua passione una scelta di vita.
Dal 2019, Candida è il volto italiano del prestigioso marchio di selle Childeric, conosciuto per la qualità e la personalizzazione dei suoi prodotti, che mettono al centro il comfort e la sintonia tra cavallo e cavaliere. In questa intervista esclusiva, ci racconta la sua storia, i valori che guidano il suo lavoro e il suo approccio nel creare il binomio perfetto tra cavallo e cavaliere attraverso una sella.

- Come è iniziata la tua passione per l’equitazione? È iniziata prima che i miei ricordi fossero consci, quindi non so dirlo con precisione. Comunque, ci sono racconti che parlano di quando mi cambiavano i pannolini nelle mangiatoie in muratura della Società Ippica Genovese! Prima ancora che l’equitazione diventasse uno sport, la mia è stata una passione vera e propria per i cavalli. Sono nata e cresciuta con loro. Non ricordo un periodo della mia vita in cui non siano stati presenti, anzi, sono stati decisamente invadenti – per scelta – nella mia vita.
- Il tuo legame con il mondo equestre è anche una tradizione di famiglia, grazie a tua madre Vicky Prandoni, una nota istruttrice di dressage. Quanto ha influenzato il suo insegnamento nel tuo percorso equestre e nella tua visione dell’equitazione? Sì, posso dire di essere la classica “figlia d’arte”, non solo grazie a mia mamma – che tutti conoscono e stimano e della quale sono molto fiera – ma anche grazie a mio padre, Giuseppe Ravano. Di lui si ricordano in meno, perché da anni non è più molto presente nel mondo equestre, ma prima di uscirne per dedicarsi a un altro lavoro, ha portato a casa una medaglia d’oro a squadre alle Olimpiadi di Tokyo 1964 nella disciplina del completo.
Quindi sì, è decisamente una tradizione di famiglia, che però ho abbracciato al 100% non per dovere, ma per scelta personale.
Non saprei dire con precisione quanto i miei genitori, e in particolare mia mamma – con la quale ho lavorato parecchio – abbiano influenzato il mio percorso equestre. È difficile quantificare qualcosa che avviene poco a poco, ogni giorno, per tanti anni e in tantissime circostanze. Ci sono state volte in cui ci siamo trovate d’accordo e altre in cui no, ma in entrambe le situazioni sono certa di aver avuto modo di crescere ed evolvere nella mia visione dell’equitazione. - Come è nata la tua collaborazione con il marchio Childeric? E Cosa rende le selle Childeric uniche rispetto ad altri marchi sul mercato? La mia collaborazione con Childeric è nata a fine 2019. Mi era già stata proposta intorno al 2015 tramite conoscenze di mio padre. All’epoca, Childeric cercava qualcuno che si occupasse del loro marchio in Italia: una persona del mondo dell’equitazione che parlasse francese, da formare direttamente sull’universo delle loro selle.
Nel 2015, però, era la proposta giusta al momento sbagliato. Quando il treno è ripassato nel 2019, salire a bordo è stata una scelta fantastica! Era il momento perfetto per rimettermi in gioco con un lavoro nuovo che mi avrebbe permesso di fare delle scuderie – che sono da sempre il mio habitat naturale – il mio nuovo ufficio! Per quanto riguarda l’unicità delle selle Childeric, non farò paragoni con altri marchi, ma vi racconterò come nascono. Il signor Luc Childeric, oltre trent’anni fa, iniziò a studiare attentamente i cavalli in libertà: come galoppano, trottano, sgroppano, come si muovono in totale libertà.
All’epoca, le selle erano progettate con una vestibilità abbastanza standard per il cavallo, mentre ci si concentrava sulla comodità del cavaliere. Luc Childeric ha rivoluzionato questa visione, partendo dal comfort del cavallo. Voleva che qualsiasi cavallo, in qualsiasi disciplina, potesse muoversi “vestito” come se fosse nudo, senza nulla che ostacolasse la sua naturale eleganza e libertà di movimento.
Per il cavaliere, invece, il suo obiettivo era quello di aiutarlo a mantenere una posizione corretta, in totale equilibrio e sintonia con il cavallo. - Quanto è importante personalizzare una sella per adattarla sia al cavallo che al cavaliere? È fondamentale. Senza personalizzazione, si perderebbe tutto ciò di cui abbiamo parlato prima. Mi piace pensare alla sella come a uno zainetto, e al cavaliere come al suo contenuto.
Per prima cosa, dobbiamo avere uno zaino che si adatti perfettamente alla nostra forma, che ci permetta di muoverci come se non lo indossassimo e che sia ben ancorato, ma senza costrizioni. Per quanto riguarda il suo contenuto, il cavaliere, dobbiamo fare in modo che il suo peso sia distribuito uniformemente: né troppo indietro né troppo avanti, né troppo a destra né troppo a sinistra. Qualsiasi “troppo” porterebbe il cavallo fuori equilibrio, impedendogli di sentirsi a proprio agio.
Il mio scopo è mettere il binomio cavallo-cavaliere in condizione di performare al meglio delle proprie capacità. Per questo voglio che le mie selle mettano il cavaliere nel cavallo e non semplicemente sul cavallo. Solo così si può raggiungere una totale sintonia tra cavallo e cavaliere attraverso una sella. - Quando un cliente ti contatta per essere guidato nella scelta di una sella, come si svolge il processo? Quali sono i passaggi principali che segui per assicurarti che la sella sia perfetta sia per il cavallo che per il cavaliere? Il processo è molto semplice, basta avere un paio d’ore a disposizione. Mi reco dal cavaliere interessato con le mie selle.
Per prima cosa osservo il cavallo da nudo, mi faccio un’idea della sua struttura e provo una sella a caso per vedere come calza.
Da lì, faccio – o meno – degli aggiustamenti per assicurarmi che la sella sia in equilibrio.
Successivamente, il cavaliere prova le selle una dopo l’altra, eliminando senza pietà quelle che non vanno bene per lui o lei. Quando vedo apparire sul volto del cavaliere l’espressione di beatitudine che indica non solo una buona sella, ma la sua sella, allora ci siamo.
Se ci sono due selle in ballottaggio, le riproviamo ravvicinate. Spesso filmo le prove, in modo che il cavaliere possa rivedersi e confrontare le posizioni. Alla fine, una delle due selle risulta sempre leggermente migliore e si sceglie quella.
In base alla scelta, decido quali modifiche siano necessarie per il cavallo e le comunico alla casa madre, così che la sella arrivi perfetta sia per il cavallo che per il cavaliere. Ci sono poi tutte le personalizzazioni estetiche, che vengono scelte dal cavaliere e comunicate a Childeric Francia. - Il servizio post-vendita è un elemento importante. Come Childeric si prende cura dei suoi clienti dopo l’acquisto?In modo molto semplice: il cliente mi chiama, io vado da lui, vedo quali sono le sue necessità e ci lavoriamo.
Ad oggi, mi è capitato molto raramente di dover intervenire. Ad esempio, un paio di volte, in concomitanza con un cambio di cavallo, sono andata a verificare che la vecchia sella fosse adatta al nuovo cavallo. - Come vedi l’evoluzione del mercato delle selle nei prossimi anni? Quali innovazioni pensi che vedremo? Passo! Sono una persona noiosissima e completamente priva di immaginazione. Non so in che direzione si evolverà il mercato, ma sono certa che tutte le innovazioni degne di nota me le farà conoscere Childeric, e io sarò ben lieta di mostrarle a tutti voi.

Cara Candy ho letto con molto piacere il tuo verissimo racconto sulla tua stra-passione equestre. Spero che avrai molte soddisfazioni in futuro come ricompensa dei tuoi grandi sforzi