Uno “smart helmet” per accelerare la diagnosi del trauma cranico

Dalla Norvegia, il prototipo di un dispositivo che potrebbe salvare la vita a bordo rettangolo

Esecuzione di un elettroencefalogramma

Per ora si tratta di un prototipo, uno strumento in fase di test. Stando alle notizie che ci sono arrivate, possiamo dire in fase “avanzata” di test. Ma di cosa stiamo parlando nello specifico?

La società norvegese Smartbrain ha messo a punto un prototipo completamente funzionante di un nuovo strumento grazie al quale sarà possibile diagnosticare in maniera pressoché immediata il trauma cranico, riponendo tutta la tecnologia necessaria in un casco “smart”.

Ragioniamo sulla situazione nella quale il casco “smart” trova la propria applicazione, il presunto trauma cranico, ed riportiamo il tutto alla realtà dello sport che amiamo, il dressage. Seguendo o praticando questa disciplina, così come qualunque altra disciplina equestre, è purtroppo capitato a tutti di avere a che fare con una caduta da cavallo, leggendone la notizia, assistendovi, o vivendola in prima persona. Ricordiamo, ad esempio, quanto accaduto alla nostra amazzone Olimpionica Valentina Truppa, vittima di un brutto incidente poco meno di un anno fa e dal quale fortunatamente è stata in grado di riprendersi completamente. Sappiamo anche che non tutti sono stati così fortunati e quali possono esserne le conseguenze.

Schema procedurale del Sistema emerEEG

In un contesto di emergenza pensiamo al vantaggio che po’ venire ad una equipe medica ed, in primis, alla vittima dell’incidente dalla possibilità di accorgersi immediatamente di un trauma cranico, poterlo riconoscere ancor prima di giungere all’ospedale, così da essere in grado di prestare le prime cure specifiche già in elicottero o ambulanza e contemporaneamente trasmettere i dati ricavati in tempo reale alla struttura ospedaliera affinché sia preparata all’arrivo del paziente. Niente cuffia con sensori, spesso difficile da posizionare, né l’applicazione del gel, effettuata manualmente, che porta via tempo prezioso.

Il casco “smart” promette questo e molto di più. Dal lato prettamente pratico consiste in un casco, appunto, rivestito internamente da una membrana gonfiabile ricoperta dai sensori necessari per l’esecuzione di un elettroencefalogramma. La capacità di adattarsi rapidamente ad ogni testa, frutto del lavoro degli studenti dell’ Architecture and Design College di Oslo, consente un rapido auto-posizionamento dei sensori con annessa emissione del gel che ne migliora il contatto con il cuoio capelluto. Una volta posizionato, la tecnologia al suo interno si occuperà della lettura delle onde cerebrali e successivamente del loro confronto con una campionatura di elettroencefalogrammi effettuati su altre vittime. Il risultato è un punteggio in grado di indicare con quante probabilità la vittima abbia subito il trauma cranico. Dall’applicazione all’inizio della lettura delle onde in circa un minuto.

Valentina Truppa è stata fortunata, lo sa lei, lo sappiamo noi. Ma comunque la domanda nasce spontanea: quando vedremo il casco “smart” della socità norvegese Smartbrain fare parte della dotazione standard dei mezzi di primo soccorso? Quante vite sarà in grado di aiutare a salvare?

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