Italiani all’estero: a tu per tu con Simone Ceruti
Simone Ceruti, giovane cavaliere italiano con un passato nel reining, oggi si dedica con passione al dressage. Attualmente vive e lavora in Svezia, dove ha deciso di intraprendere un’importante esperienza all’estero per crescere professionalmente e confrontarsi con una cultura equestre diversa. In questa intervista ci racconta il suo percorso, il lavoro quotidiano nella scuderia, le differenze con l’Italia e le sue prospettive future.
- Ci racconti un po’ di te: da quanto tempo pratichi equitazione?Come ti sei avvicinato al mondo del dressage? Mi chiamo Simone Ceruti sono un ragazzo italiano di 27 anni. Vado a cavallo da quando ero piccolissimo grazie a mia zia che mi ha trasmesso questa passione. Ho iniziato con il salto ostacoli ma ho fatto esperienze in diverse discipline nel mio percorso equestre. La mia famiglia non fa parte di questo mondo quindi è sempre stato molto difficile e faticoso raggiungere i miei obiettivi, ho lasciato la scuola a 16 anni per inseguire i miei sogni e dedicarmi completamente al lavoro con i cavalli. (A posteriori me ne pento e consiglio a tutti continuare il percorso di studi finché ne hanno la possibilità) Sono stato per tanti anni un cavaliere nella disciplina del reining che mi ha formato molto sulla doma e la preparazione di giovani cavalli fino a gare internazionali. Il dressage è arrivato in un momento molto particolare della mia vita, quasi una “salvezza”. Avevo deciso di smettere di montare (follia), mi sono allontanato per un paio di mesi dall’ambiente ma la mancanza era troppo forte quindi così per aiutare un’amica ho ripreso, aiutandola con i suoi cavalli da Endurance, scoprendo aspetti interessanti e molto utili sull’allenamento e la resistenza dei cavalli. Ma quello non mi bastava quindi mi sono avvicinato ad una scuderia che faceva sia salto ostacoli che dressage, mi sono dedicato ad entrambi per un primo periodo con la preparazioni di cavalli giovani per entrambe le discipline ma ho poi spostato la mia attenzione unicamente sul dressage.
- Cosa ti ha spinto a scegliere il dressage come disciplina principale? Ho trovato un approccio all’animale molto diverso e che non avevo ancora sperimentato, molto più vicino però a quello che sono io. Mi appassiona molto la costruzione del lavoro sul cavallo, aggiungere un tassello alla volta, giorno dopo giorno e in questo, reining e dressage, si somigliano molto. Ovviamente hanno obbiettivi finali diversi ma il percorso è molto simile. Il dressage ha tempi più lunghi ma più rispettosi per la salute mentale e fisica del cavallo, il reining per alcuni versi ragiona più come penserebbe un cavallo (horsemanship) per questo sono molto contento di questo connubio, cerco di mescolare le mie conoscenze per avere il miglior rapporto e risultato possibile con i miei cavalli.
- Quali sono stati i tuoi maggiori successi a livello agonistico fino ad oggi? Sicuramente far parte del team italia, il primo anno per “European Championship” a Equità Lyon e il secondo per “World Young riders Championship” a Ginevra. ( come reining rider ). Sono due successi che porto sempre molto orgogliosamente con me. Mentre per il dressage il mio successo più grande è molto recente e sono ancora senza parole a riguardo. Mi sono qualificato ed ho partecipato al Falsterbo Horse show con un cavallo di 5 anni, qui in Svezia, che è una delle gare più importanti e prestigiose. Sono davvero felicissimo di questa opportunità nonostante la mia poca esperienza nel dressage, la qualità dei cavalli e la competenza dei cavalieri era davvero altissima, l’ambiente era molto piacevole è stata davvero un’esperienza che porterò con me !
- Quali sono stati i cavalli più importanti per te ? C’è un cavallo con cui hai avuto un legame speciale? Con tutti i cavalli con cui lavoro cerco di instaurare un legame, utilizzando anche lavori da terra e diversi tipi di allenamento per conoscerli meglio. Sicuramente ho un forte legame con Lolita, la mia cavalla che ho acquistato in Italia da Monica Iemi lo scorso giugno. È una cavalla molto qualitativa che ha bisogno di tempo, pazienza e lavoro è figlia di Glamourdale x Olivi, sono convinto che mi darà grandi soddisfazioni.
- Cosa ti ha spinto a voler fare un’esperienza all’estero? Perché proprio la Svezia? Ho avuto la necessità di fare un’esperienza all’estero perchè, devo essere sincero, in italia facevo molta fatica a lavorare. L’ambiente è molto ristretto e chiuso, non c’è molta collaborazione tra i professionisti se non in alcuni rari casi. I numeri dei cavalli sono molto ridotti e quindi per un ragazzo giovane è molto difficile inserirsi. Io credo di avere una sorta di connessione con la Svezia perché già nel 2019 avevo avuto l’opportunità di venire a tenere degli stage qui, tra l’altro in una scuderia che sta a 10 minuti da dove vivo io. E nell’ultimo periodo in italia avevo conosciuto una persona che è stata poi il mio tramite per venire qui.
- Com’è strutturata la tua giornata tipo lì? Di cosa ti occupi esattamente nella scuderia? Qui mi dedico a gestire i cavalli in tutto, dal metterli fuori a paddock la mattina presto, pulire i box, montare, dargli da mangiare, ritirarli, fargli varie terapie e cure e prepararli per la notte. In più mi occupo di seguire in gara la ragazza con cui monto, Rebecca Maulèon.
- Hai già notato differenze nell’approccio al dressage tra la Svezia e l’Italia? Come cambia, se cambia, il modo in cui si lavora con i cavalli rispetto a quello a cui eri abituato in Italia?Le differenze rispetto all’italia sono molto evidenti, ma proprio nella cultura della gente. Qua, quasi tutti hanno i cavalli a casa, il livello dei cavalieri e dei cavalli è molto più alto, dai bambini ai cavalieri più esperti, la dedizione al lavoro è molto diversa. Diciamo che qui si cambiano cavalli con meno semplicità che in Italia. 99 volte su 100, se c’è un problema, è il cavaliere che lavora sodo per migliorare e trovare una soluzione, sia per gli amatori che per i professionisti e questo porta ad alzare le competenze e il livello in tutte le classi. Ovviamente ci sono casi eccezionali anche qui, ma per la maggior parte questo è l’andamento. Ci sono molte più competizioni e anche gli amatori vanno in gara da soli, si caricano il loro cavallo sul trailer o camioncino, vanno fanno la gara e tornano. Molto più semplice, pratico. Un’altra differenza molto evidente è nella gestione di tutti i giorni, i cavalli stanno a paddock tutti i giorni tutto il giorno, alcuni stanno fuori anche la notte, non importa che tempo faccia. Anche la dieta è molto seguita con mangimi e fieno di alta qualità.
- Questa esperienza è solo temporanea o stai valutando qualcosa di più a lungo termine? Ero partito con l’idea di fare un’esperienza e poi vedere come si sviluppavano le cose.. ad oggi non ho una dead line. Sono in una scuderia in cui mi trovo benissimo, le persone sono davvero fantastiche e la gestione dei cavalli si sposa molto con quelli che sono i miei ideali. Abbiamo grandi obiettivi sia per Rebecca che per me. Ci sosteniamo e ci sproniamo al meglio tutti i giorni, viviamo per questo e siamo felici. Diamo il nostro massimo ogni giorno, tutti i giorni. Quindi per ora sono qui e non ho programmi, vivo mi impegno e vedremo dove la vita mi porterà.
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