L’Italia del dressage giovanile risponde a TuttoDressage

Abbiamo inviato alcune domande alle famiglie dei giovani dressagisti italiani con l’intento di far scoprire ai lettori il mondo che c’è dietro ai nostri piccoli atleti, ma oltre alle risposte scritte, le famiglie hanno chiaccherato con noi di tutti gli aspetti a 360 gradi.
Qui di seguito riportiamo (in ordine alfabetico) quello che ci hanno risposto per iscritto e l’articolo uscito prima di questo è il frutto di tutto quello che ci hanno raccontato in confidenza.

1 – Sono ormai anni che la Vostra famiglia supporta vostra figlia/figlio, quanto vi impegna questo sport? Quali rinunce ha comportato?

Famiglia Arturi: “Diciamo che negli anni passati Beatrice ha assorbito molto del mio tempo ovviamente a discapito degli altri figli e moglie, da febbraio 2022 il mio impegno è ovviamente diminuito e la seguo solo quando partecipa a gare internazionali.” 

Famiglia Bancora: “Ora che Rachele è maggiorenne ed ha la patente di guida, l’impegno è ora incentrato sui concorsi, prima era giornaliero, per accompagnarla ogni giorno in maneggio. Rinunciato a giorni di vacanza, dovendo dedicarli ai concorsi.”

Famiglia Bartz: “Le ragazze hanno iniziato questa passione nel 2014 e con gli anni che passano questa passione è diventata un modo di vita, quest’anno anche la piccola a iniziato la sua carriera internazionale e anche lei ha addosso questa febbre che possiamo dire sta crescendo con loro,  avendo la terza in competizione è una sensazione strana, l’emozione sembra non finire mai e vedendo che una sbarca, la seconda sbarca e adesso anche la terza …insomma è solo una in più ma sembra che si è addizionato qualcosa direi ma cosa cambia? Non lo so ma vederle tutte in fila e con la stessa passione mi scalda il cuore, questo stile di vita fa rinunciare a varie cose tipo partire per lunghi periodi, riposo, uscite serali etc… ma dà anche molte soddisfazioni visto che lo facciamo in famiglia anche mamma ora si diverte e monta e papà a parte montare non si stanca mai di studiare e scoprire metodi per fare stare sempre meglio i nostri compagni.”

Famiglia Camerlengo: “Questa è esattamente la riflessione più frequente che mi trovo a fare! Ludovica infatti è la prima dei nostri tre figli e,ormai da 4 anni, richiede un impegno totale da parte di tutta la famiglia in quanto impegnata a livello agonistico in più discipline. Questo ha ovviamente implicato per lei e per i suoi pony un allenamento costante e continuo, quasi senza interruzioni e molto spesso senza weekend liberi, senza vacanze e senza le distrazioni tipiche di chi ha la sua età…Da quest’anno ha scelto di dedicarsi principalmente al dressage con Chantre puntando, per il secondo anno agli Europei pony a Strzegom continuando a dedicarsi al salto ostacoli con le sue pony quindi, il tempo che dedica a questo sport resta invariato. Dovendo seguirla personalmente nelle gare e negli allenamenti (che comportano lo spostamento da Torino al Jumping Villa Scheibler!!!) le rinunce a livello famigliare sono moltissime e si può quindi comprendere quale sia il sacrificio che ognuno di noi compie quotidianamente. Abbiamo scelto però di assecondare le passioni dei nostri figli laddove sia possibile farlo e a patto che la scuola non ne risenta (e Ludovica in questo non ci da alcuna preoccupazione) ed è per questo motivo che il supporto è totale da parte di tutta la famiglia sostenendoci in questa scelta di vita.”

Famiglia Duranti: “L’equitazione è sicuramente uno sport molto impegnativo sia per quanto riguarda il tempo che per l’aspetto economico; i ragazzi difficilmente possono essere lasciati soli anche in età adulta e l’investimento in cavallo e materiali è considerevole. Maria Vittoria è stata fortunata perché tutta la sua famiglia (nonni zii ecc) allargata l’ha sostenuta soprattutto dal punto di vista economico.”

Famiglia Merli: “Supportare Valentina all’interno di un progetto più ampio ed articolato come quello del dressage, non è facile. Chiaramente un genitore ha l’obbligo ed il piacere di fare tutto il possibile per rendere reali i sogni di una figlia; sogni che non sono legati però al semplice acquisto o esborso economico ma richiedono anche da parte dell’atleta innumerevoli rinunce e privazioni. Valentina si dedica al dressage in modo univoco e preponderante rinunciando anche a vivere a pieno tutte le fasi di una crescita sociale legata alle relazioni con i compagni di classe, con gli amici ed amiche se non legate allo stesso sport. Ritengo che le rinunce quindi siano familiari e dedite alla crescita personale di Valentina in uno sport difficile, anche per la connotazione individuale dello stesso, che presuppone molto lavoro a casa, per molto tempo e non sempre in modo gratificante. Ritengo però che i ragazzi di questo sport abbiano una marcia in più per responsabilità, dedizione, rinunce e privazioni che li portano ad essere più aturi ed in tempi più brevi rispetto ai coetanei.”

Famiglia Nucci: “Questo sport ci ha impegnato costantemente a 360 gradi negli ultimi dieci anni. Tutti i week end dell’anno sono stati dedicati ad allenamenti o competizioni. Le ferie vacanze e ponti sono stati tutti pianificati in funzione degli impegni sportivi. Abbiamo così dovuto rinunciare a vacanze con amici, festività con parenti, eventi sociali tutto per cercare di assecondare la grande passione di nostra figlia. 

Famiglia Remold: “L’equitazione è sempre stata una passione di famiglia quindi per noi stare in maneggio e andare in gara è un modo per passare del tempo insieme a fare ciò che amiamo.” 

Famiglia Volpini: “Con Alessia e  il nostro “Team” sono otto anni che gareggiamo a livello internazionale, l’impegno è veramente tanto ed è indispensabile una programmazione anticipata che anno per anno selezioni il percorso da seguire e gli obbiettivi da raggiungere. Naturalmente le rinunce sono infinite  e soprattutto rimangono pochi giorni per sdraiarsi al mare.”

2 Quali sono le soddisfazioni più grandi per un ippo-genitore?

Famiglia Arturi: “Diciamo che l’impegno della famiglia è stato ampiamente ripagato sia dai risultati ottenuti negli anni sia dal fatto che Beatrice ha deciso di trasformare la Sua passione in un lavoro” 

Famiglia Bancora: “Al di fuori dei risultati sportivi, ai quali non abbiamo mai messo pressione, è stato molto importante l’impegno giornaliero che Rachele ha dovuto prendersi per occuparsi del cavallo, sicuramente le ha insegnato molto, dovendosi prendere molte responsabilità”

Famiglia Bartz: “La soddisfazione più grande é che abbiamo tutti una passione in comune e questa passione ci fa vivere momenti speciali perché siamo molto spesso insieme, sia nei concorsi sia nella preparazione e vita giornaliera…”

Famiglia Camerlengo: “Le soddisfazioni che Ludovica ci ha regalato in questi anni sono innumerevoli se parliamo di premi o titoli vinti nelle varie discipline. L’emozione provata l’anno scorso a Strzegom è stata davvero incredibile! Ma la gioia più grande per noi genitori è vedere con quale dedizione e amore impegna il suo tempo alla cura dei suoi pony e a questo sport che le ha spesso anche chiuso la porta in faccia! Non sempre tutto va bene, non ci sono solo vittorie e molte volte è stata costretta a dover ripartire da zero e ricominciare a lavorare dal principio. Ogni volta una lezione di vita! Questa è la nostra soddisfazione! Personalmente posso aggiungere che, grazie a lei, ho imparato ad amare questi meravigliosi animali di cui adoro occuparmi personalmente. Mi ritrovo benissimo nel mio ruolo di hyppomamma!!!!”

Famiglia Duranti: “Le nostre soddisfazioni sono quelle di Vittoria. Vederla crescere diventare un adulto consapevole delle sue potenzialità grazie a questo bellissimo sport per noi è una gioia.”

Famiglia Merli: “Le soddisfazioni più grandi per un ippogenitore non sono legate ai risultati della figlia, per lo meno per quanto mi riguarda. La gioia più grande è vedere che una bimba si fa donna nel mondo, che è apprezzata per le doti personali, per la capacità di aiuto, per la capacità di fare squadra e infine per la bravura e dedizione che portano a risultati competitivi di buon livello. Il risultato però nelle competizioni deve essere visto come un raggiungimento personale di concretizzazione di un lavoro polifaccettario svolto a casa e nella vita comune”

Famiglia Nucci: “La soddisfazione più grande per un ippogenitore è vedere il proprio figlio felice con il suo amico quadrupede, vedere dei miglioramenti nelle prestazioni, trascorrere momenti sereni.” 

Famiglia Remold: “La soddisfazione più grande è vedere nostra figlia felice facendo ciò che ama e poterla supportare nel suo percorso” 

Famiglia Volpini: “Le soddisfazioni possono essere tante soprattutto quando si vede felice nostra figlia e quando si raggiungono i risultati sperati, che non è detto siano le vittorie.”

3 – Voi genitori, fondamentalmente, affidate una parte della vita e della crescita, sia tecnica e non, di vostro figlio/a alla figura dell’istruttore. Quanto è importante secondo vuoi il ruolo di questa figura in questa disciplina?

Famiglia Arturi: “Crediamo vivamente che la figura dell’ istruttore sia di primaria importanza nella crescita sia professionale che umana della ragazza”

Famiglia Bancora: “Come in tutti gli sport, ma anche nella vita, è importantissimo avere la piena fiducia nel tuo istruttore, ancor più in questo sport dove le varianti sono molteplici.”

Famiglia Bartz: “L’istruttore ha un ruolo molto importante per essere di solito un modello o come dice Lisa “la sua ispirazione“. Le ragazze hanno avuto la fortuna o sfortuna di averne già cambiato qualcuno e siamo arrivati alla conclusione che ognuno ha il suo modo di insegnare e  l’atleta deve imparare da ognuno, vedere quello che funziona e addizionare al suo bagaglio per poter migliorare in continuazione, avere una mente aperta e una sete di imparare…essere istruttore non é solo la tecnica, ma anche l’idoneità della persona, il rispetto per il cavallo e il suo Mondo, accettare opinioni altrui. Un giorno una persona che lavora spesso con le ragazze mi disse una frase che non me la dimenticherò mai e che mi viene in mente molte volte: non mi importa che il mio nome sia abbinato al binomio, per me l’importante é che funzioni e i risultati. Vivendo lontani per noi non é sempre facile ma come sanno le persone che ci conoscono il lavoro non ci fa paura e siamo pronti a fare tutto il necessario per trovare soluzioni e continuare l’evoluzione che ha alti e bassi come tutti noi sappiamo ma l’importante è che sia costantemente in ascensione.”

Famiglia Camerlengo: “L’istruttrice è fondamentale per noi e credo lo si possa intuire dalla distanza che ogni giorno siamo disposti a percorrere! Ci riteniamo molto fortunati ad avere incontrato Vittoria Prandoni, Vicky pet tutti, sul nostro cammino. Stimolo costante di crescita a livello tecnico ma soprattutto personale è stata in questi anni molto preziosa per Ludovica. La qualità che più apprezziamo in lei è che non ha mai un rapporto di superiorità con Ludovica ma sempre di collaborazione. Non possiamo non esserle grata per tutte le bellissime esperienze, risultati esclusi, che le sta regalando in questi anni.”

Famiglia Duranti: “Fortunatamente gli istruttori che Vittoria ha avuto nel suo percorso di crescita tecnica sono state persone competenti, umanamente arricchenti. Per Vittoria la presenza dell’istruttore è fondamentale sia quotidianamente per l’allenamento che durante la gara che per lei è sempre un momento difficile.”

Famiglia Merli: “Il ruolo educativo di un istruttore è imprescindibile e importantissimo. Si sa che, se un genitore parla, in alcune fasi della vita il figlio preferisce ascoltare altrove ed è in questa fase che subentra la figura dell’istruttore che in primis deve essere educatore e preparatore atletico della palestra di vita che i ragazzi vivono. Non è sempre facile incontrare persone così e mi permetto di dire che è troppo facile definirsi istruttore in Italia, come se la semplice competenza equestre sia sufficiente per questo ruolo. In questo caso direi che la competenza in campo equestre è importante ma non lo è di meno avere istruttori che in primo luogo devono essere persone e formatori di vita.”

Famiglia Nucci: “È fondamentale la scelta dell’istruttore. Sbagliare la scelta di un istruttore equivale al fallimento del progetto che coincide molto spesso con l’abbandono dell’attività dell’atleta soprattutto in età adolescenziale.” 

Famiglia Remold: “Il ruolo dell’istruttore è molto importante nella vita di un’atleta. Dopo la professionalità, deve esserci fiducia e una buona sintonia in tutto il team.” 

Famiglia Volpini: “l’istruttore è sicuramente importante per la crescita sportiva del ragazzo, è fondamentale scegliere persone qualificate, che portino avanti un progetto a lungo termine, corretto nell’addestramento e soprattutto che insegnino rispetto per l’animale e uno spirito sportivo nei ragazzi.”

4 – A livello nazionale: date un vostro giudizio sulla qualità dei tecnici in Italia

Famiglia Arturi: “credo che in Italia ci sia un buon livello qualitativo di tecnici anche se numericamente insufficiente per poter a volte fare scelte diverse”

Famiglia Bancora: “Per il poco che abbiamo avuto a che fare coi vari tecnici, penso che siano preparati. Di sicuro il dressage in Italia è disciplina secondaria, al contrario di altri Paesi, per cui di veri contatti c’è ne sono pochi”

Famiglia Bartz: “Non vivendo in Italia non possiamo permetterci di fare un giudizio sui tecnici, i pochi che conosciamo sono competenti.”

Famiglia Camerlengo: “Con Vicky Ludovica ha avuto la possibilità di conoscere e di lavorare con moltissimi tecnici italiani e campioni olimpici! Questa è per lei una grandissima opportunità di crescita perché ognuno di loro ha contribuito a renderla migliore. Ci piacerebbe incrementare questo lavoro perché il dressage è un lavoro continuo per Ludovica alla ricerca della perfetta armonia con Chantre, un lavoro che solo un tecnico con grande sensibilità è in grado di trasmettere.”

Famiglia Duranti: “Per quanto riguarda i tecnici italiani non posso dare un giudizio non essendo un esperta di questo settore, posso però dire che conosco tecnici molto competenti.”

Famiglia Merli: “La qualità dei tecnici in Italia non è certo un giudizio che mi sento di esporre. Ritengo che se una federazione elegge dei tecnici, lo faccia garantendo il livello in ordine equestre e di integrità morale e spirituale. In Italia credo però che i tecnici non servano a nulla se gestiti in questo modo dove vengono in contatto con i ragazzi solo prima dei progetti internazionali o in visione di partecipazioni nazionali in Europa. Fatto in questo modo credo che serva poco, non vengono seguiti i ragazzi, vengono espressi giudizi finalistici e che non portano ad una crescita. Spesso il progetto “di squadra” è più importante del progetto personale e quindi l’atleta si trova all’interno di dinamiche che non sempre sono positive.”

Famiglia Nucci: “Il livello tecnico nazionale dei nostri istruttori se rapportato a quello tecnico  delle nazioni più virtuose  è ovviamente insufficiente. Conseguenza di mancanza di cultura dressagistica, mancanza di esperienze agonistiche , mancanza di conoscenza di psicologia dello sport agonistico giovanile, ma soprattutto mancanza di conoscenza dei cavalli: è spesso consuetudine da parte degli istruttori scegliere un cavallo inadeguato alle finalità sportive dell’atleta.” 

Famiglia Remold: “non siamo abbastanza coinvolti per poter rispondere. Ciò che possiamo dire grazie alla nostra esperienza è che con noi la federazione è sempre stata disponibile ad aiutarci in tutto

Famiglia Volpini: “In Italia tecnici adeguati per portare a livelli alti i nostri giovani sono veramente pochi , non è facile e sicuramente bisogna investire in questo settore.”

5 – Come valutate l’organico del Dipartimento?

Famiglia Arturi: “trovo l’organico del dipartimento preparato e sempre disponibile alle esigenze” 

Famiglia Bancora: “Mi sembra sufficientemente ben strutturato”

Famiglia Bartz: “Il dipartimento del dressage secondo noi sta migliorando di anno in anno, l’organizzazione e il supporto che danno ai giovani sono visibili e palpabili.”

Famiglia Camerlengo: “Personalmente possiamo dire che l’anno scorso Laura Berruto e Valentina Truppa hanno seguito la squadra pony agli Europei in maniera impeccabile facendo un bellissimo lavoro di squadra. In un clima di disponibilità e collaborazione totale con gli istruttori dei ragazzi hanno saputo creare un team vincente. Dalla sede centrale Anna Baroni e Carlotta Blasi ci hanno sempre sostenuto in maniera impeccabile a livello organizzativo, logistico e informativo.”

Famiglia Duranti: “Preferisco non rispondere a questa domanda.”

Famiglia Merli: “Il dipartimento dressage attuale lo ritengo veramente poco efficace. Come genitore negli anni non ho avuto nessun supporto a Valentina, anche se atleta di interesse nazionale, per il suo percorso internazionale di rappresentare una nazione. Forte invece è la richiesta al genitore da parte del dipartimento, bisogna fare, bisogna che sia presente, deve venire, ecc..Credo che sarebbe gradito un cambio di stile in cui non ci siano solo richieste e false promesse ma certezze di proposte supportate anche da un budget e da un materiale umano “a servizio” dell’atleta. La creazione di borse di studio, di incentivi formativi, di supporto con la scuola per progetti condivisi, le scelta del percorso, l’ascolto al genitore che è sempre il primo sponsor, e mi spiace dirlo, datore di lavoro per quota parte delle federazione nazionale e quindi del dipartimento federale e dei suoi tecnici.”

Famiglia Nucci: “Perché esiste un dipartimento ?”

Famiglia Remold: “non siamo abbastanza coinvolti per poter rispondere. Ciò che possiamo dire grazie alla nostra esperienza è che con noi la federazione è sempre stata disponibile ad aiutarci in tutto

Famiglia Volpini: “in relazione all’organico del dipartimento posso solo fare i complimenti alle “ragazze” che lavorano in federazione, sempre disponibili a risolvere velocemente qualsiasi problema.”

6 – Dopo anni di esperienza e come primi supporter dei vostri ragazzi, secondo voi, cosa manca ancora, a livello di federazione, per migliorare il settore del dressage giovanile? E secondo voi che tipo di supporto in più sarebbe utile da parte della federazione? 

Famiglia Arturi: “credo che la federazione abbia fatto molti passi in avanti negli ultimi anni, forse anticiperei i tempi delle decisioni e con direttive magari scomode ma obbligate ( capisco anche che con i costi a carico nostro non è una scelta facile ) premierei maggiormente gli atleti sia moralmente che economicamente”

Famiglia Bancora: “Manca forse un po’ più di professionalità, magari avere un centro federale dove organizzare degli stage potrebbe aiutare. Non dimentichiamo che a livello giovanile gli atleti vanno a scuola, età spesso dove ci sono esami, per cui seguire i vari concorsi non sempre è fattibile, per cui si potrebbe cercare di creare eventi interni durante le vacanze”

Famiglia Bartz: “Per il sesto punto essendo lontani ci è difficile dare un opinione ma sicuramente riescono a coinvolgere anche se lontani e sentiamo la loro presenza e volontà di risolvere in caso di problemi, lo spirito di squadra è sempre presente e tutto lo staff Fise riesce sempre a coinvolgere i ragazzi, cosa importantissima perché sono tutte esperienze di vita che formano i nostri piccoli e futuri grandi ragazzi.”

Famiglia Camerlengo: “Non crediamo sia un segreto per nessuno che il dressage in Italia è ancora troppo svalutato rispetto all’estero. Ludovica ha avuto modo di conoscere la realtà del dressage vista dai suoi coetanei stranieri ed è completamente differente dalla nostra; da loro considerata una disciplina d’élite è per noi, probabilmente, l’ultima carta che ci si gioca con i ragazzini che si approcciano al mondo equestre! Bisognerebbe forse, avere il coraggio di buttarsi ed investire su questo, sui più piccoli, con istruttori di base che a parer nostro sono troppi carenti, per coltivare fin da subito questa disciplina non ancora giustamente apprezzata da noi italiani. Il confronto con i cavalieri all’estero è sicuramente duro ma crediamo che si debba supportare maggiormente chi decide di rimboccarsi le maniche e a testa bassa si mette in gioco ogni volta cercando di difendere i nostri colori!”

Famiglia Duranti: “Una maggiore attenzione alla crescita della base è sicuramente necessaria, per avere più atleti agonisti per il futuro. La federazione in questi anni ha cominciato ma credo sia opportuno continuare in questo senso. Per quanto riguarda l’attività agonistica giovanile credo sia opportuno identificare delle nuove figure motivate che si dedichino in modo più costante ai giovani atleti, avere una programmazione anticipata rispetto ad oggi, raduni tecnici e maggior comunicazione.”

Famiglia Merli: “Cosa dovrebbe essere una federazione e cosa dovrebbe fare per i ragazzi del dressage, implicitamente è già stato detto nelle risposte precedenti. Ritengo che la federazione debba essere partner e sponsor dei ragazzi e dei genitori, sia in ordine di garanzie della fornitura di tecnici e formatori competenti e pensanti, separati dalla politica e dal mero interesse economico celato sotto un nazionalismo di interesse, sia come struttura che entra a far parte di un progetto non lasciato solamente nelle mani e nelle possibilità di un genitore. Chi è il ragazzo del dressage, come possiamo dare una mano, come farlo crescere, che problemi si presentano ad un ragazzo così, quale supporto possiamo dare alle famiglie, in che modo possiamo far crescere i ragazzi nella federazione…Sono solo alcune delle domande che credo siano alla base del ruolo federale. Spero che su questa base si possa costruire una federazione più presente e a fianco dei ragazzi, non una federazione di supertecnici burocrati poco calati nella realtà di un così bello sport.”

Famiglia Nucci: “Per quello che è stata la nostra esperienza ad oggi il supporto della federazione è stato un kep, due sottosella, una coperta in pile da usare in estate e un rimborso forfettario kilometrico per partecipare ai campionati europei. La federazione dovrebbe avere maggiore e costante attenzione per i binomi di interesse federale. Programmare e condividere ( magari con una rappresentanza di genitori) il programma agonistico ad inizio stagione con stage, incontri, confronti . Bisogna far sentire a genitori e ragazzi che c’è da parte della federazione la volontà di perseguire il raggiungimento di obiettivi comuni creare squadra e creare gruppo durante tutto l’anno .”

Famiglia Remold: “non siamo abbastanza coinvolti per poter rispondere. Ciò che possiamo dire grazie alla nostra esperienza è che con noi la federazione è sempre stata disponibile ad aiutarci in tutto

Famiglia Volpini: “Eccoci  arrivati al tasto più dolente del dressage italiano: organizzazione  e programmazione federale. Finalmente dopo 8 anni di silenzio stampa e di “rospi ingoiati” ho l’occasione di poter esprimere le mie considerazioni, ci tengo a  precisare che riguardano solo l’organizzazione e la programmazione federale relativa  dell’agonismo internazionale giovanile. La  programmazione durante tutti questi anni è stata inefficace, e alcune volte inesistente, non è mai esistito un percorso condiviso con i team dei ragazzi che abbia programmato stage federali e competizioni con l’obbiettivo di creare un gruppo affiatato di agonisti che rappresenti l’Italia nelle competizioni internazionali. Io penso che sia indispensabile interagire con i team dei ragazzi perchè, soprattutto nell’età giovanile, oltre alle competizioni, esiste anche lo studio e altre priorità che vanno tenute in considerazione. Purtroppo non c’è mai stata questa collaborazione e sempre di più il dressage giovanile è diventato esclusivamente uno sport individuale. Solo con linee guida federali adeguate si può trasformare questa situazione. Per farvi meglio comprendere l’assenza totale di programmazione rivolta alla creazione di un team vero e proprio, negli ultimi 8 anni sono state organizzate soltanto 3 gare internazionali a squadre (esclusi i campionati europei), negli altri settori quasi ogni domenica la federazione manda le proprie squadre a competere all’estero, solo cosi si riesce a creare uno spirito di gruppo. Nel programma non viene mai indicato un percorso da seguire, solo limiti da raggiungere e obblighi non costruttivi, senza poi parlare delle modifiche che vengono effettuate durante la stagione agonistica.   

Il programma deve essere fatto indicando il percorso corretto da seguire, si decide e si segue fino alla fine, vorrei ricordare che non è obbligatorio fare competizioni a livello internazionale, quindi chi vuole arrivare a vestire la maglia azzurra deve seguire un percorso federale, sempre che ci sia.

Purtroppo tutte queste mancanze hanno come conseguenza il continuo allontanamento dei ragazzi e dei team dalle competizioni agonistiche, potete tranquillamente vedere che le categorie sono rappresentate a livello internazionale solo da 4-6 agonisti.

Naturalmente non voglio indicare in prima persona  nessun colpevole, penso che ci sia una “cascata ” di responsabilità dai vertici fino ai responsabili del settore, ognuno potrebbe far cambiare le cose, soprattutto se dall’alto arrivassero gli indirizzi da seguire. Infine chiedo più considerazione dei “team” , cioè ragazzi, genitori e istruttori, e  una federazione più lungimirante nella programmazione, deve  condurre questi agonisti in un percorso corretto e condiviso senza abbandonarli a se stessi.”

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