Il Viaggio del Centauro – Se lo guardi lo addestri

Compito dell’addestratore è cercare di vedere il mondo dalla parte del suo allievo e trovare un linguaggio comune. Nei prossimi articoli, aiutati dal cavallo Jack, cercheremo di farlo.

Sono Jack. Il mio primo ricordo è una stanza piccolina, alquanto puzzolente, ma la mia mamma era vicinissima e abbiamo trascorso molto tempo insieme. Il latte era buonissimo e c’era un odorino rilassante. Poi ricordo che correvo e giocavo con Jimmy, non dovevo avvicinarmi troppo a Fred e a Lady. Qualche volta arrivavano anche diversi tipi di esseri diversi da mamma e da Jimmy. Che fare? Ho seguito mamma, come al solito, ci allontaniamo di corsa, poi ho imparato a seguirli insieme a lei perché alcuni ci portano cose buone da mangiare. Alcuni di questi, strani, senza pelo, (fanno versi incomprensibili), toccano mamma e lei li segue: forse posso fidarmi anche io…forse no.

È vero che secondo Goethe “qualcosa nel corpo del cavallo fa bene allo spirito dell’uomoma cosa produce l’interazione con l’uomo nello spirito del cavallo? Le ricerche scientifiche su questo aspetto sono agli albori: nel 2021 è stata pubblicata una ricerca che ha trovato solo 45 studi “scientifici” su questo aspetto ma il loro utilizzo pratico è lontano dal poter essere applicabile in scuderia.

Come fare allora? Il cavallo non è un “RinTinTin più grande” con sentimenti umanizzati: affetto, riconoscenza, dedizione, affidabilità, senso del dovere, necessità di un capobranco eccetera, trovo più corretto cercare di vederlo in modo realistico anche se approssimativo in attesa di conferma.

Io lo immagino così: un “Semplice” i cui antenati selvatici sono vissuti da selvatici per molti milioni di anni prima che nascessero alcuni soggetti con caratteristiche (geni letali) che li avrebbero certamente visti morire in natura se non fossero stati addomesticati (4000 a. C.). Del selvaggio rimangono alcune pulsioni istintive che spesso riaffiorano disordinate e scomposte: fuga, competizione per le femmine, aggressività tra maschi, difesa dello spazio, ombrosità, attenzione a qualsiasi piccolo cambiamento nell’ambiente, fuga, aggressività se messi alle strette.

Dell’antenato addomesticato invece ecco quello che più “ci piace”: sottomissione (si comporta proprio bene, non sgroppa, non scappa, non morde…), affettività (viene vicino a prendersi le carezze, mi chiama quando arrivo in scuderia…) e così via.

Jack, programmato per vivere in una famiglia allargata senza particolare necessità di una “disciplina”, senza un “capobranco” come lo intendiamo nel branco di lupi, senza bisogno di interagire più di tanto con gli altri ma con alcuni amici nel gruppo, viene  chiuso in uno spazio angusto, generalmente da solo a guadare il muro oppure gli altri cavalli che vanno e vengono senza minimamente considerarlo. Alcune volte al giorno arriva miracolosamente del cibo e un bipede (non sempre interessato a un rapporto) entra per pulire.

Il trattamento basterebbe per causare un caso psichiatrico se, fortunatamente per lui, il cavallo non fosse un cavallo,  capace per la maggior parte dei soggetti di adattarsi. Ogni singolo istante delle nostre ore con lui è un importante stimolo per i giorni successivi ogni minuto è addestramento, nel bene e nel male, e in equitazione non si è mai fermi: o si procede o si arretra.

Jack sarà già in scuderia nella prossima puntata.

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