Julia Sciancalepore: la giovane amazzone austriaca di paradressage

Julia Sciancalepore è una giovane amazzone austriaca di paradressage di grado I.

Julia ha all’attivo un considerevole numero di piazzamenti a livello internazionale. Da quando ha intrapreso la strada del para-dressage nel 2015 si è qualificata per tutti gli appuntamenti più importanti: gli Europei di Deauville nel 2015 e di Goteborg 2017 e i WEG di Tryon 2018. È stata selezionata per rappresentare l’Austria sia alle Paralimpiadi di Rio 2016 che di Tokyo 2020, dove ha guadagnato l’accesso alla finale Freestyle.

Insomma, Julia vanta un palmarès di tutto rispetto! Nel 2021 è stata nominata atleta paralimpica dell’anno dalla regione Carinzia in cui vive.

Julia, quando hai iniziato a montare e cosa ti ha spinto verso l’equitazione?

Il mio percorso è partito dall’ippoterapia e dal volteggio: ho cominciato a fare ippoterapia all’età di 3 anni, poi verso i sette mi sono indirizzata verso il volteggio e solo attorno agli 11 anni mi sono trasformata in un’amazzone. 

Nella mia vita ho praticato anche altri sport. Quando ero piccola, i miei genitori mi portarono ad allenarmi con una squadra paralimpica di nuoto, che era già improntata all’agonismo, ma, a quell’epoca, non ero pronta a dedicarmi così seriamente all’allenamento! Durante l’adolescenza ho anche fatto sci di fondo, ma solo durante l’inverno ovviamente.

Credo che l’equitazione mi abbia attirato perché hai a che fare con un essere vivente. Per il cavallo sei un amico e un leader allo stesso tempo, perciò come cavaliere non devi allenare solo il tuo fisico ma devi lavorare molto sulla componente psicologica che ti lega al tuo cavallo. Ho raggiunto questa consapevolezza quando ho smesso di montare Pommery, uno schoolmaster che aveva fatto anche dei GP, e sono passata ad Heini che era stato domato solo da pochi mesi. Ho dovuto abbandonare la condizione di “ippotrasportata” per lavorare su me stessa e sul mio fisico per dare stabilità al mio nuovo puledro e insegnargli gli esercizi. Credo che sia così che l’equitazione ti aiuta a crescere come atleta e come persona per fare squadra con il tuo cavallo. Questo è l’aspetto principale di questo sport ed è il motivo per cui è così affascinante.    

Con chi ti alleni tutti I giorni e chi sono i cavalli che ti hanno accompagnato nel tuo percorso? 

Dal 2013 sono seguita da Sara Wahl e mi alleno presso il suo centro ippico a Wernberg. Sara mi ha seguito sin dal mio ingresso nel paradressage. Assieme abbiamo lavorato con tantissimi cavalli: Frascati mi ha accompagnato nei primissimi concorsi, Aristocrat mi ha permesso di acquisire moltissima esperienza a livello nazionale. Pommery mi ha fatto debuttare a livello internazionale e grazie ai nostri risultati sono entrata a far parte della nazionale austriaca per cui lavoro tutt’ora come atleta professionista. Con Heinrich IV (che per me è seplicemente Heini) siamo arrivati due volte in finale in occasione dei principali appuntamenti equestri: agli europei di Rotterdam nel 2019 e alle Paralimpiadi di Tokyo 2020. 

Tutti questi cavalli mi hanno insegnato tantissimo, non solo per le esperienze fatte in gara ma soprattutto nel lavoro quotidiano.  

Sui social vediamo che con il tuo adorato Heini non ti dedichi solo al dressage ma sperimenti tante attività diverse. Come vi siete incontrati e come si è sviluppato il vostro legame? 

Heini è il mio migliore amico e l’altra insostituibile metà del mio binomio. In questi anni assieme abbiamo raggiunto tantissimi traguardi e io ho acquisito una gran sicurezza in sella. Grazie a lui sono crescuita come amazzone. Abbiamo condiviso esperienze straordinarie: dal volare a Tokyo al saltare osatcoli senza imboccatura. Alcune avventure sono state un po’ meno entusiasmanti per me come, ad esempio, essere malamente disarcionata durante una passeggiata nei boschi! 

Dopo i giochi di Rio 2016 avevo pianificato un periodo di pausa. Il mio cavallo Pommery aveva già 20 anni e io volevo concentrarmi sugli studi, laurearmi, cercare un buon lavoro e solo successivamente cercare un nuovo cavallo. Le cose andarono diversamente. Pia Gabriel-Vaugoin, amazzone austriaca di GP, con grande generosità, decise di sponsorizzarmi una somma per l’acquisto di un nuovo cavallo. Quando stavo per prendere l’aereo per Rio, Petra Kerschbaum mi disse che aveva probabilmente trovato il cavallo adatto a me e mi mandò il video di un bellissimo morello che mi fece venire la pelle d’oca. Mi raccontò che si trattava di un puledro di 4 anni domato da pochi mesi con un carattere dolcissimo. Non ero sicura di essere in grado di montare un puledro così inesperto, ma mostrai lo stesso il video alla mia istruttrice Sara e assieme decidemmo di andarlo a vedere non appena tornate dai Giochi. 

Quando ritornammo in Austria, Petra portò me e Sara in Germania per conoscere Heini. I suoi proprietari, Andrius e Fanny, me lo fecero vedere ancora in paddock: ecco come incontrai Heini. Gli misero capezza e lunghina e riuscii da sola a condurlo in scuderia. Heini era molto incuriosito dal mio modo di camminare traballante perché non aveva mai visto nessuno muoversi così. Cercava il contatto fisico così tanto che mi dovetti fermare a rimettere le scarpe che mi aveva tolto con gli zoccoli camminandomi appiccicato! Si rese subito conto di avermi messo in difficoltà e incominciò a stare più attento a non calpestarmi. Lo pulii e lo sellai da sola. Capii che cercava di facilitare le mie azioni ad esempio alzando i piedi da solo per farmeli pulire e aprendo la bocca per farsi mettere l’imboccatura. 

Il primo giorno lo montai con l’aiuto di Andrius. Heini sembrava molto rilassato – nonostante io non lo fossi per niente, soprattutto nel passo libero quando ho dovuto sporgermi con il busto sopra il suo collo! Il mattino seguente ho montato Heini in autonomia. Come se fosse necessario… Già dal giorno prcedente tutti sapevamo che l’avremmo portato a casa!

Come hai vissuto le due Paralimpiadi di Rio e Tokyo? 

Alle Paralimpiadi sembra di vivere in un’altra dimensione: hai una nuova routine quotidiana, nuove scuderie, un nuovo appartamento e incontri atleti altri sport e provenienti da tutte le parti del mondo. Quest’ultimo aspetto è davvero entusiasmante! 

Se ripenso alle due Paralimpiadi a cui ho partecipato, devo dire che le ho vissute in maniera totalmente diversa perché nel mezzo c’è stato un mio grande sviluppo soprtivo e personale. A Rio ero assolutamente inesperta e mi sentivo come una recluta: ricordo le sedute online con la mia mental coach Christina Lechner che mi aiutava a mantenere la calma! 

A Tokyo mi sono sentita decisamente più a mio agio. Purtroppo non potevamo uscire dal villaggio olimpico. Per distrarmi andavo a cena con atleti di altre nazionalità e discipline in modo da condividere idee ed esperienze. Ho collezionato anche una bella figuraccia! Siccome ho studiato Giapponese all’università, una sera ho attaccato bottone con una persona. Nonostante mi sforzassi, mi sono resa conto che proprio non mi capiva: infatti non stavo parlando con un Giapponese ma con un Thailandese!

Quali sono I tuoi progetti per il futuro?

Sicuramente l’evento a cui tengo di più sono le prossime Paralimpiadi di Parigi! 

In parallelo a questo importante obiettivo, però, mi piacerebbe sperimentare nuove esperienze: vorrei affrontare un percorso base di cross country e salire di categoria nel dressage (attualmente competo in categorie corrispondenti al livello F con buoni risultati e vorrei passare in M). 

Un altro progetto che ho in mente è quello di scrivere un libro sulla preparazione mentale del cavaliere.

Cosa ti hanno insegnato i cavalli? Ci sono dei consigli che vorresti dare ai nostri lettori?

I cavalli mi hanno insegnato che anche il sogno più azzardato può diventare realtà se ci si impegna con tutte le proprie forze a realizzarlo – e non dobiamo mai sottovalutare il nostro potenziale.

Spesso mi viene chiesto perché ho scelto di allenarmi con Sara Wahl, istruttrice che non ha altre esperienze con atleti paralimpici all’infuori di me. Non ci sono molti allenatori specializzati nel para-dressage, ma la verità è che non credo che questo sia un requisito fondamentale. È più importante che il proprio istruttore abbia un’approfondita conoscenza del dressage e di come il corpo del cavaliere e del cavallo interagiscono negli esercizi. Con queste competenze e la consapevolezza delle limitazioni fisiche imposte dalla disabilità sarà pienamente in grado di allenare il binomio.

Un consiglio che mi sento di dare a tutti è: concentratevi sulle vostre abilità. Le persone spesso sono talmente focalizzate sulle limitazioni imposte dalla disabilità che non sviluppano le abilità che possiedono. Quando ho cominciato a montare avevo un istruttore a cui non importava che io fossi disabile. Il risultato è che io ho imparato a sellare da sola il mio cavallo, a montare senza gli aiuti compensatori, a fare i cambi di galoppo al volo e a saltare piccoli ostacoli. Quando nel 2015 in occasione dello CPEDI di Deauville, mi sono presentata all’esame di classificazione per competere nel paradressage avevo 20 anni e stavo imparando a fare le piroette al galoppo. La commissione classificatrice internazionale mi ha classificato grado I che prevede l’esecuzione del test interamente al passo. 

Credo che per un cavaliere sia fondamentale l’appoggio del suo team. Ogni volta che presento a Sara un nuovo obiettivo, lei l’accoglie sempre con positività. Perciò: fate attenzione a cosa il vostro stesso team vede in voi, altrimenti potreste perdervi qualcosa!

Ringraziamo Julia per averci raccontato la sua storia e aver condiviso con noi il suo punto di vista sulle potenzialità degli atleti paralimpici. È stato un piacere intervistare questa amazzone davvero straordinaria! 

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